Cerca nel blog

lunedì 6 dicembre 2010

Kyoto scaccia Kyoto


tratto da:http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/378789/

Scontro tra Cina e Usa
sulla conferma dell'accordo
I Paesi del Nord vogliono più vincoli per gli emergenti

ROBERTO GIOVANNINI
INVIATO A CANCUN
Difficile negoziare quando, come rivela Wikileaks, dietro le trattative sul cambiamento climatico si nascondono interessi multimiliardari che riguardano l'asse del potere mondiale. Che dietro la conclusione del vertice dello scorso dicembre di Copenhagen (un accordo tutto virtuale, siglato all'ultimo minuto) ci fosse stato qualcosa di «strano» lo avevano sospettato un po' tutti. Ma altra cosa è leggere nero su bianco i dispacci delle ambasciate Usa, che raccontano le pressioni politiche ed economiche, lo spionaggio, le minacce esercitate per mettere in riga i recalcitranti. Anche l'Unione Europea non ci fa una gran figura: a parole sostiene proposte «verdissime», e poi dietro le quinte fa tutt'altro. Lo stesso presidente dell'Unione, il belga Herman Van Rompuy, diceva senza tanti complimenti a un diplomatico americano che il sistema Onu dei negoziati multilaterali «non funziona», anticipando che qui a Cancún non si concluderà niente.

E allora, ci si chiederà, a che serve questo megameeting sulla (splendida) Riviera Maya? Ieri, tra i più imbarazzati dalle rivelazioni di Wikileaks c'erano proprio i negoziatori belgi. I concittadini di Van Rompuy, in questo semestre di presidenza belga dell'Unione, di fatto guidano la diplomazia climatica dell'Ue. E anche se tutti riconoscono a Peter Wittoeck - il funzionario del ministero federale dell'ambiente belga - competenza, pazienza e buona volontà, i dubbi restano. «Ma no, tutti quanti siamo qui per lavorare con spirito costruttivo - replicano fonti vicine alla delegazione belga - tutte le delegazioni vogliono evitare una conclusione conflittuale come a Copenhagen. Sappiamo tutti che un altro collasso dei negoziati sarebbe fatale».

Fatto sta che alla fine della prima settimana di confronto, quella tecnica (da martedì inizierà quella più «politica», con la presenza dei ministri dei 194 paesi partecipanti) al collasso del negoziato ci si è andati davvero vicinissimi. «Colpa» del dissenso sul futuro del protocollo di Kyoto, che impone a 40 paesi ricchi vincoli costosi. Nei giorni scorsi il Giappone - spalleggiato da Russia, Canada, Australia, Ucraina e Stati Uniti, il cosiddetto Umbrella Group - ha riproposto il suo «no» alla conferma del protocollo di Kyoto, che scadrà a fine 2012. Una posizione giustificata dal fatto che i paesi non-Kyoto guadagnano competitività, e sono sottoposti a vincoli solo volontari e non impegnativi sul taglio delle emissioni di CO2, ma che avrebbe inevitabilmente fatto saltare ogni possibilità di intesa nel negoziato Onu, che sulla carta mira ad estendere i tagli «legalmente vincolanti» a tutti.

A guidare la controffensiva ci hanno pensato gli otto paesi dell'Alba (Alternativa bolivariana, la sigla che aggrega Venezuela, Bolivia, Ecuador, Nicaragua, Repubblica Dominicana, Antigua, Honduras e St.Vincent), che sono riusciti a far venire sulle loro posizioni anche la Cina e tutti i paesi del gruppo G77 (tutto il sud del mondo, compresi India e Brasile). Alla fine, la presidenza messicana della COP16 ha tirato fuori un documento che non solo conferma l'obiettivo generale della conferenza (contenere l'aumento della temperatura media mondiale entro i due gradi centigradi), ma ribadisce la validità e la proroga del protocollo di Kyoto. I paesi emergenti non-Kyoto «adotteranno impegni comparabili», mentre i paesi in via di sviluppo si doteranno di una «strategia di contenimento delle emissioni» assistita dai paesi sviluppati con trasferimento di tecnologie, finanziamenti e supporto alla formazione. Ancora, si parla di un processo di monitoraggio sulle azioni di mitigazione con invio di informazioni ogni due anni, di risorse per finanziare l'adattamento dei paesi in via di sviluppo con un fondo di 30 miliardi di dollari per il periodo 2010-2012 che arriverà a 100 per il 2020. Marcia indietro dei giapponesi e degli australiani e vittoria per il superdelegato cinese Su Wei.

Nessun commento:

Posta un commento